Il disastroso 2020, anno della pandemia mondiale, è andato in archivio ed è tempo di bilanci e considerazioni. Abbiamo esaminato i dati relativi ai tesserati in Italia a fine anno e non c’è davvero da essere ottimisti.
Numeri ancora in calo
Al 31/12/2020 i tesserati alla Federazione Italiana Golf risultano essere 86.954 ai quali occorre aggiungere 708 professionisti di golf tesserati attraverso la PGA Italiana. Si tratta del dato numerico più basso dal 2006 quando i golfisti in Italia erano 84.117, un dato ben lontano dai 101.169 golfisti del 2010 l’anno nel quale avevamo raggiunto il maggior numero di praticanti.
Dal 2010 al 2020, negli ultimi 10 anni, abbiamo perso circa 15.000 tesserati, il 15% del nostro totale nazionale.
Gli impianti per giocare a golf in Italia alla fine del 2020 sono 370, ben 16 in meno del numero registrato alla fine dell’anno precedente e purtroppo ben 39 in meno della stagione 2016.
Negli ultimi 5 anni hanno cessato l’attività il 10% degli impianti per il golf in Italia.
La media di tesserati per campo da golf è ora di 235 contro una media europea di 822 giocatori per campo da golf.
I dati per Regione
La diminuzione di tesserati nel 2020 è piuttosto uniforme e le 5 Regioni italiane con più di 8.000 giocatori (Lombardia, Piemonte, Veneto, Emilia-Romagna e Lazio) sono tutte in calo per una percentuale che varia dall’1 al 4%.
Occorre sempre ricordare che i dati regionali sono influenzati dalla presenza di impianti gestiti da società che “domiciliano” in un campo tutte le adesioni ricevute a livello nazionale, il che significa che i tesserati di una Regione non sempre coincidono con l’effettivo numero di praticanti in quella Regione.
E’ il caso ad esempio di Jesolo in Veneto che conta 2.758 tesserati e che raccoglie in questo Circolo tutti i sottoscrittori delle tessere Green Pass oppure del Mia Golf Club nelle Marche che ha 1.837 tesserati grazie ad una offerta particolarmente vantaggiosa della quale approfittano ogni anno molti golfisti italiani certamente non residenti in quella Regione.
Passando all’analisi degli impianti per il gioco del golf dovrebbe far molto riflettere la chiusura di 11 campi in Piemonte negli ultimi 5 anni (4 nel solo ultimo anno) ed i 5 persi dalla Toscana (3 negli ultimi dodici mesi) e dal Veneto.
Tesserati Liberi vs Soci
Gli 87.662 tesserati alla Fig alla fine del 2020 si dividono come segue:
- 75.531 tesserati Soci dei Circoli
- 11.185 tesserati liberi
- 708 tesserati Professionisti
Il numero dei tesserati “liberi” è in continuo aumento dal 2012 quando erano solo 7.838 mentre i tesserati “soci dei Circoli” sono in continua diminuzione con quasi 15.000 tesserati in meno rispetto al 2012 quando erano 90.343.
Questa statistica mostra piuttosto chiaramente la crisi del concetto di “membership” tradizionale ai circoli di golf e la accresciuta volontà dei nuovi giocatori di praticare il golf senza nessun vincolo associativo aderendo volta per volta alle offerte ed ai servizi più adatti alla propria situazione.
Un’altra importante considerazione emerge osservando i comportamenti dei nuovi tesserati liberi alla Federazione Italiana Golf in un arco temporale limitato: circa il 66% di loro, trascorsi 5 anni, non risultano più essere tesserati mentre il rimanente 34% continua a giocare a golf, per il 47% rimanendo tesserato libero e per il 53% andando a far parte di uno dei Circoli golf italiani.
Se esaminiamo invece i comportamenti dei nuovi tesserati associati ai Circoli negli stessi 5 anni notiamo che il 49% ha smesso di giocare a golf mentre il 51% rimane associato ad un Circolo italiano.
L’esame di questi dati mostra in maniera purtroppo chiara che il golf italiano deve far fronte ad un numero molto importante di giocatori che abbandonano il golf dopo averlo iniziato probabilmente per motivi di tempo, per una scelta economica o, non ultimo, per uno scarso gradimento di questo sport che negli ultimi anni si è rivelato essere molto meno di moda di altri sport quali running, bike o padel decisamente più semplici ed immediati da imparare e molto più aerobici da un punto di vista fisico.
L’asserzione “quando inizi a giocare a golf non smetti più” è purtroppo un falso storico, in Italia purtroppo si smette, eccome, di giocare a golf.
Come è stato il 2020 per il golf nel mondo?
La disastrosa stagione 2020 e la pandemia mondiale da Covid-19 hanno provocato grandi cambiamenti anche nel mondo del golf internazionale. Se da un lato l’industria del turismo golfistico ha vissuto un anno disastroso dall’altro, per ciò che riguarda il numero di praticanti e per la diffusione di questo sport, sono sorte nuove ed interessanti opportunità.
Fra tutti gli sport esistenti il golf si è rivelato il più accessibile anche in tempi di pandemia grazie al distanziamento assicurato ai praticanti, al fatto di essere giocato in spazi aperti ed alla assoluta mancanza di contatti, caso quasi unico fra tutti gli sport esistenti.
Una nuova voglia di evasione dai ristretti spazi urbani verso aree verdi e non affollate ed un maggior tempo libero offerto dallo smart-working hanno riavvicinato il golf alla gente in quasi tutto il mondo dopo un lungo periodo nel quale sembrava che questo sport avesse raggiunto la sua massima espansione mondiale.
Queste peculiarità hanno fatto sì che nel 2020 il golf sia stato uno degli sport più richiesti e praticati in tutto il mondo con un aumento di giocatori davvero inatteso soprattutto in un periodo storico nel quale il golf veniva considerato ben poco trendy dalle nuove generazioni.
L’essere considerato un po’ “fuori moda” aveva provocato una lenta diminuzione dei giocatori soprattutto in quei mercati più “maturi” dove il golf aveva avuto grande successo negli anni 80 e 90.
Questa lenta emorragia di giocatori ha trovato inaspettatamente la fine proprio con l’avvento della pandemia e tantissimi vecchi e nuovi giocatori si sono riavvicinati o avvicinati al golf nel corso del 2020 in quasi tutto il mondo.
Nell’anno appena concluso tutta l’industria del golf, a parte ovviamente quella legata al turismo, ha fatto registrare buoni risultati sempre tenendo in dovuta considerazione i mesi di totale lockdown quando i campi da golf sono stati chiusi (in Italia più di 70 giorni) e nessuno poteva giocare.
In Spagna, una delle nazioni europee che erano più in difficoltà come numero di giocatori locali, i golfisti sono cresciuti del 41% in soli 4 mesi a testimonianza di un ritrovato amore verso questo sport trainato anche dalle imprese sportive dei nuovi campioni iberici John Rahm, Sergio Garcia e Rafael Cabrera Bello.
Una ricerca di mercato fatta da Sports Marketing Systems ha mostrato che i giri di golf giocati nei campi britannici nel mese di Giugno erano cresciuti del 70% rispetto alla stessa data dello scorso anno e che a fine agosto 2020 i campi da golf britannici avevano già totalizzato più giri di golf dell’intero anno precedente pur considerando i quasi due mesi di chiusura totale.
Al termine del mese di Settembre 2020 il numero di giri di golf giocati in Gran Bretagna era cresciuto del 7% rispetto allo scorso anno e le perdite registrate nel mese di Aprile, quando i campi da golf erano stati chiusi, sono state completamente recuperate.
Un trend di crescita analogo lo si è registrato negli Stati Uniti una delle aree del mondo più colpita dal virus dove però i campi da golf sono rimasti quasi sempre aperti. Nel corso del 2020 sono cresciuti i giocatori, le associazioni ai circoli di golf ed anche le vendite di attrezzature che nel mese di Luglio 2020 ha fatto registrare il record storico di vendite di tutti i tempi come comunicato da Golf Datatech nello scorso mese di agosto.
Sempre negli Stati Uniti una ricerca fatta recentemente dalla National Golf Foundation ha evidenziato che, grazie al riavvicinamento al golf di tantissimi giocatori, i giri di golf giocati durante il 2020 probabilmente saranno fra il 4 e l’8% superiori all’anno precedente con due mesi, luglio e agosto, che hanno mostrato una crescita vicina al 20%.
Anche in Svezia il 2021 ha fatto registrare un aumento significativo del numero di iscritti e dei giri giocati. Un numero notevole di nuovi golfisti si sono riversati sui fairway dei 500 campi da golf presenti in tutto il paese essendo il golf uno dei pochi sport ancora in grado di essere praticato in sicurezza.
Questa crescita è stata aiutata anche dalla Federazione Golf Svedese che ha adottato il nuovo sistema degli handicap (World Handicap System) che ha contribuito al grande aumento del numero di giri di golf registrati durante l’anno.
Queste alcune cifre relative alla crescita del golf in Svezia nel 2020:
- I giri di golf annuali sono cresciuti di 3,5 milioni arrivando alla cifra di 11,6 milioni (+ 43%)
- I giri di golf registrati per l’handicap sono passati da 5,5 milioni a 6,5 milioni.
- I tesserati sono aumentati di 54.000 unità arrivando al totale di 538.000 (+ 11%)
- La maggiore crescita è stata registrata dai golfisti di età compresa tra 25 e 45 anni
- L’età media per giocare a golf in Svezia è passata da 49 a 46 anni
Cosa fare?
Mentre scriviamo stiamo assistendo alle “grandi manovre” dei Circoli italiani per assicurarsi un numero di Soci o un numero di abbonati sufficienti a coprire i costi annuali di gestione senza dover intaccare la qualità dei servizi offerti.
C’è chi crea dei consorzi di campi, chi diversifica a dismisura i tipi di abbonamento o di associazione da offrire ai propri clienti ed infine c’è chi abbassa i prezzi e propone sconti sostanziosi per favorire l’accesso al golf al maggior numero di persone.
Tutti sforzi ammirevoli ma che alla lunga potrebbero rivelarsi inutili considerando che in Italia attualmente la media di giocatori per campo da golf è di sole 235 unità contro una media europea di 822 giocatori ed una media mondiale di 1.600 giocatori.
Se in tempi brevi il golf italiano non riuscirà ad aumentare sensibilmente il numero complessivo di praticanti non è difficile prevedere che il numero degli impianti scenderà ancora nei prossimi anni e che dovremo far fronte a nuove dolorose chiusure a livello nazionale.
Risulta assolutamente urgente e necessaria una imponente campagna di comunicazione che rilanci e riproponga l’immagine del golf in Italia utilizzando proprio quelle valenze e quelle argomentazioni positive emerse dall’anno della pandemia.
Oltre a ciò occorrerebbe comunicare urgentemente in maniera “nuova” e “moderna” l’ampia gamma di possibilità di praticare il golf ancora in Italia e la nuova dimensione dei Circoli chiamati ad offrire qualcosa di più della sola offerta golf.
Alcune Federazioni nazionali, quali ad esempio quelle inglesi o francesi, sono state più veloci nel capire che era il momento giusto per “spingere” il golf mediante campagne mediatiche tendenti ad affermare i valori per i quali il golf poteva essere considerato lo sport da praticare in questa precisa e delicata fase storica.
England Golf, la Federazione inglese, ha lanciato lo scorso anno la campagna “Membership Give it a Shot” con la quale si è cercato di spingere il ritorno alla associazionismo dei Circoli presentati in una veste nuova tendente a mostrare il golf come “Flessibile” (con la possibilità di essere giocato su campi di varia tipologia e con offerte di servizi molto differenziati), “Social” (una grande comunità con gli stessi interessi e aperta a tutti) e “Accessibile” (con costi di associazione molto bassi simili a quelli di una palestra)
La Federazione Golf Francese la scorsa estate ha invece lanciato una nuova campagna denominata “Le Golf c’est pour la vie”, investendo mezzo milione di Euro sui canali social e in cartellonistica e promuovendo il golf come uno sport che fa vivere meglio e che si può praticare per tutta la vita.
In realtà nel decennio 2010-2019 i giocatori erano cresciuti soltanto del 2,7% un numero ben lontano dal milione di giocatori che era stato ipotizzato in sede di progettualità della Ryder Cup del 2018.
La Francia aveva beneficiato molto poco dell’effetto positivo di una Ryder Cup perfettamente organizzata nell’ottobre del 2018 a Parigi. In preparazione di quell’evento la Federazione Golf Francese aveva promosso la costruzione di 100 piccoli campi chiamati Compact Urban Golf che avrebbero dovuto attirare tanti nuovi giocatori a costi molto bassi.
Questo “scarso” aumento dei giocatori ha costretto la Federazione Francese ad investire ancora in comunicazione, in piena pandemia, con la campagna Golf c’est pour la vie che sembra stia dando risultati migliori di quelli ottenuti ospitando la Ryder Cup.
Conclusioni
Mancano meno di mille giorni all’atteso appuntamento con la Ryder Cup di Roma ma tre anni rischiano di essere troppi per tanti Circoli italiani in difficoltà.
Il mondo del golf italiano sembra indifferente a questo problema e mentre all’interno dei Circoli si vivono tempi di grave austerità all’esterno ben poco si parla e si discute su questo tema affidando tutte le chance di una inversione di tendenza all’effetto Ryder Cup.
Nel frattempo, nella totale mancanza di una precisa progettualità di comunicazione a livello nazionale, il valore del “bene golf” viene ogni giorno svilito dalle miriadi di promozioni e scontistiche proposte sul mercato.
Una banale regola di marketing afferma che la vendita di un bene sotto costo o ad un prezzo inferiore al proprio valore provoca un deprezzamento dello stesso bene che alla lunga nessuno ha più convenienza a produrre.
Buon 2021 al golf italiano!
[…] dai suoi attuali asfittici numeri così come ha ben evidenziato Maurizio Pisciscelli in un recente articolo apparso di recente su questo […]