Una recente ricerca di Sport Marketing Survey, fornisce utili indicazioni sul ruolo che la pandemia ha svolto nella crescita dei round giocati dal mercato interno.
Se avessimo detto che, all’inizio del 2020, il golf avrebbe dovuto affrontare più di due mesi di chiusure e tuttavia terminare l’anno con una crescita complessiva dei round giocati in Gran Bretagna, avremmo potuto essere presi per pazzi. Invece, era l’appetito per il golf e la corsa per i tee time a essere una bolgia, non le previsioni.
In tutto il paese, i round del 2020 giocati sono aumentati del 12% rispetto al 2019.
I dati della survey
L’impennata nella seconda metà del 2020 ha rappresentato quanto lo sforzo sia stato diffuso a livello nazionale. Il Nord è stato il principale beneficiario nel quarto trimestre, crescendo del 66% negli ultimi tre mesi per finire con un + 13% sull’intero anno. Le Midlands e la Scozia sono cresciute entrambe di oltre il 40% tra ottobre e dicembre, mentre la regione meridionale ha registrato un aumento del 30% nel quarto trimestre ed è stata la regione di maggior successo dell’anno in generale, con un aumento di oltre il 20%.
Applicando queste cifre alle norme del settore della British and International Golf Greenkeepers Association (BIGGA), i campi da golf hanno dovuto affrontare la riparazione di oltre 3.750 pitch mark in più al mese nel 2020, inclusi 8.750 in più al mese tra maggio e dicembre.
Trasformare la crisi in successo
I risultati ottenuti dovrebbero indurci a fare almeno due riflessioni. In primo luogo, dovrebbero instillare fiducia che l’industria del golf può riprendersi e rilanciarsi dalla sua situazione attuale.
I risultati dovrebbero anche aumentare la pressione a sostegno del crescente peso dell’evidenza che il golf può essere giocato in sicurezza nel rispetto delle distanze sociali, ne consegue che dovrebbe quindi essere sostenuto con campagne di sensibilizzazione ad hoc per allargare la platea dei giocatori neofiti.
Outlook sul 2021?
Richard Payne, direttore di SMS, ha accolto con favore i risultati, affermando che: “Il golf è stata una delle storie di successo dello scorso anno nello sport, con il Regno Unito emulato dai lusinghieri risultati ottenuti in America. Niente di tutto questo è successo per caso. È anche importante riconoscere che ci sono ancora molte singole strutture che stanno lottando. Quei golf club e resort che dipendono dal turismo, dagli ospiti degli hotel e dalle grandi società avranno bisogno di sostegno nei mesi a venire. Nel complesso, sappiamo quanto sarà importante il tempo nel determinare l’entità della ripresa e della crescita ma, per una serie di motivi, tra cui lo smartworking, che darà alle persone più tempo per giocare, siamo ottimisti, e ci aspettiamo di vedere un ulteriore impulso nel 2021”.
Un modello per l’Italia?
L’evidenza che anche il golf nostrano possa attingere da queste esperienze è chiara. Il sostegno di comunicazione e marketing alle tematiche di sicurezza e restrizioni, che il golf può affrontare in assoluta serenità, è altrettanto necessario.
Ognuno deve fare la sua parte; i circoli, la Federazione ed ogni soggetto istituzionale coinvolto dovrà mettere il massimo impegno possibile, anche economico, se vogliamo provare a sfruttare questa enorme opportunità di rilanciare il golf e smarcarlo dai suoi attuali asfittici numeri così come ha ben evidenziato Maurizio Pisciscelli in un recente articolo apparso su questo sito.