L’11 Febbraio scorso la Ministra del Turismo Daniela Santanchè ha partecipato all’evento “Golf in Piazza” che si è tenuto a Milano in Piazza Duomo rilasciando euforiche dichiarazioni a favore della Ryder Cup e delle potenzialità del turismo golfistico: “Orgogliosi di aver portato a Roma la più grande manifestazione golfistica al mondo: porterà tanti turisti in Italia” ha dichiarato la Ministra in quella occasione.
Un paio di mesi dopo, il 12 aprile, la stessa Ministra era l’invitata d’onore alla conferenza stampa di presentazione dell’Open d’Italia svoltasi nel Salone d’Onore del Coni ed in quella occasione fu ancora più chiara affermando: “Oggi abbiamo festeggiato non solo gli Open d’Italia, ma anche la Ryder Cup che siamo riusciti a portare a Roma grazie ad una partnership tra pubblico e privato. Lo sport e gli eventi sportivi hanno una peculiarità: danno la possibilità di avere maggiori flussi turistici in più territori e in periodi dell’anno diversi da quelli dell’alta stagione, aiutando così il turismo a destagionalizzarsi, che è uno degli obiettivi da raggiungere per sostenere il settore dopo la pandemia, e a stabilizzare chi lavora nel settore”.
Il presenzialismo “golfistico” della Ministra e le sue euforiche dichiarazioni a favore del golf lasciavano prevedere che il turismo golfistico italiano avrebbe finalmente avuto uno spazio importante nelle politiche promozionali del Ministero del Turismo, cosa che succede regolarmente nelle nazioni mondiali più evolute che correttamente ritengono l’offerta golfistica uno degli asset turistici da sfruttare sui mercati esteri.
È bastato soltanto un mese per rendersi conto che nulla sarebbe cambiato: il 17 Maggio infatti le Commissioni Attività Produttive della Camera e del Senato hanno dato il via libera al Piano Strategico di Sviluppo del Turismo per il periodo 2023 – 2027 del Ministero del Turismo all’interno del quale il turismo golfistico viene come sempre ignorato.
Nel Piano Strategico si parla moltissimo di MICE, turismo termale, cicloturismo, eno-gastronomia, crocieristica, parchi tematici, nautica, cultura e persino di glamping e di Orient Express ma di golf proprio nemmeno l’ombra!
Possiamo dire con assoluta certezza che su una cosa i governi di destra e di sinistra si trovano allineati e perfettamente d’accordo, cioè che il turismo golfistico interessa poco ad entrambi.
Una storia italiana
E pensare che nel 1932, quasi 100 anni fa, quando i campi da golf in Italia erano poco più di una decina, il nostro Ente Nazionale del Turismo aveva ritenuto normale pubblicare una dettagliata brochure nella quale inserire l’intera offerta golfistica disponibile sul territorio nazionale!
Due anni dopo, nel 1934 già si parlava di “Golf problema turistico” in un bell’articolo di Mario Lironcurti all’interno del quale si affermava che l’assenza di campi da golf in Italia allontanava i turisti dalla nostra penisola.
Cosa è successo negli ultimi 20 anni nei rapporti fra il golf ed il turismo nazionale? C’è stato qualcuno che ha provato, o almeno ha fatto qualcosa per provarci, ad aiutare il golf nazionale a trovare una sua collocazione ufficiale all’interno dell’offerta turistica nazionale? E come è finita?
Il 24 febbraio 2004 il senatore Egidio Pedrini, eletto in quota Margherita ma poi passato al Gruppo per le Autonomie, presentò un Disegno di Legge denominato “Norme per incentivare e diffondere il turismo e la crescita economica dell’Italia tramite lo sviluppo del gioco del golf tra giovani e nuove fasce sociali e per incrementare i campi da golf di tipo turistico”.
Il testo del Disegno di Legge prevedeva la costituzione presso la Presidenza del Consiglio di un Comitato consultivo nazionale del gioco del golf che avrebbe avuto il compito di prevedere sgravi fiscali, incentivi e risorse promozionali per la nascita di campi da golf turistici, per la costituzione di Distretti turistici e per la promozione all’estero della nostra offerta turistica.
Quel Disegno di Legge, che portava la firma di altri 40 senatori, non venne mai nemmeno discusso in aula e negli archivi del Senato, al fianco del testo, c’è ancora la triste dicitura “non ancora iniziato l’esame”.
Ci riprovò qualche anno dopo Michela Vittoria Brambilla deputata eletta nelle liste del Popolo delle Libertà e Ministra del governo Berlusconi IV con l’incarico di Sottosegretaria alla Presidenza del Consiglio con delega al Turismo (allora il Ministero del Turismo non era ancora stato introdotto).
La “rossa” berlusconiana presentò un Disegno di Legge dal titolo “Legge Quadro per la promozione del turismo sportivo e la realizzazione di impianti da golf”. Nel testo presentato dalla Brambilla erano previste grandi semplificazioni per chi volesse costruire campi da golf turistici, la possibilità di una lottizzazione concordata per rendere i progetti economicamente sostenibili e ulteriori agevolazioni amministrative.
La demagogia contro il golf fu anche in questa occasione trasversale e piuttosto prevedibile: la presidente dei senatori del Pd Anna Finocchiaro dichiarò “Come uscire dalla crisi? Semplice, campi da golf per tutti, ecco la nuova ricetta del governo proposta dal ministro Brambilla. Una soluzione comoda e alla portata di tutti, dopo gli incentivi per l’acquisto delle barche da diporto, ci sembra un’opportunità che le migliaia di operai in cassa integrazione potranno cogliere al volo”.
Ma anche la Lega prese le distanze a nome del vicepresidente della commissione Bilancio del Senato Massimo Garavaglia che qualche anno dopo sarebbe diventato Ministro del Turismo: “Oggettivamente l’annuncio della Brambilla è quanto meno inopportuno dal punto di vista della tempistica visto che abbiamo tante aziende costrette a mettere in cassa integrazione i propri operai, i quali difficilmente andranno poi a giocare a golf”.
Per chiudere il giro non mancò il commento del capogruppo al Senato Giampiero D’Alia dell’Udc: “L’idea della Brambilla è l’ennesima dimostrazione di come il governo non pensi affatto a quelli che sono i reali problemi della gente. Sembra davvero che vivano su Marte”.
Immancabile il titolone di Repubblica che strillò: “Dal PDL alla Lega, tutti contro la Brambilla. Assurdo un DDL per finanziare il golf!”.
Presentato in aula l’11 Ottobre 2010 il Disegno di Legge della Brambilla venne assegnato alla decima Commissione Permanente dove rimase fino ad oggi dove giace con la dicitura “in corso di esame in commissione”.
Nel corso del 2011, un anno pieno di speranze per il turismo golfistico, oltre al testo della Brambilla ne vennero presentati altri due, “Misure per incentivare e diffondere il turismo attraverso la diffusione del gioco del golf e la realizzazione di impianti golfistici” a firma dei deputati Alberto Filippi e Mario Pittoni (entrambi in quota Lega Nord) e “Misure per la promozione del turismo sportivo e la realizzazione degli impianti da golf” presentato dall’onorevole Filippo Bubbico del Partito Democratico.
Nonostante questa grande coalizione trasversale a favore del golf tutti questi testi non emersero mai dalle discussioni in Commissione e non arrivarono mai in aula per affrontare il voto finale.
Nel frattempo, il 12 Novembre 2011 cadde il governo Berlusconi IV e il nuovo presidente del Consiglio Mario Monti nominò Piero Gnudi quale Ministro senza portafoglio per il Turismo e per lo Sport.
Il ministro Gnudi incaricò allora la prestigiosa società internazionale The Boston Consulting di elaborare il Piano Strategico per il Turismo in Italia denominato Turismo Italia 2020, Leadership, Lavoro, Sud che venne completato dopo 8 mesi di lavoro e un approfondito confronto con gli operatori del settore.
Il Piano elaborato da Boston Consulting, uno dei lavori migliori e più capillari mai fatti sullo stato del turismo italiano, individuò nove aree di miglioramento alle quali far fronte con 61 misure di intervento ed il golf veniva identificato come uno dei 20-30 prodotti su cui la nostra nazione avrebbe dovuto puntare per il rilancio della propria offerta turistica.
“Il Turismo del golf in Europa occidentale genera un mercato da € 3,6 miliardi, di cui l’Italia intercetta solo il 7%. La causa principale va ricondotta all’incapacità di attrarre turisti-golfisti internazionali, con una spesa media per viaggiatore in linea con la media europea. I motivi di questa debolezza dipendono dallo scarso numero di campi da golf rispetto ai principali competitor europei, dalla loro scarsa diffusione sul territorio (prevalentemente al Sud, dove sarebbe necessario sviluppare prodotti Golf + Mare) e dalla mancanza di cluster di campi da golf (è noto che i turisti-golfisti prediligono le destinazioni dove sono concentrati numerosi campi da golf che consentono dunque un certo grado di variabilità nell’ambito del viaggio)” questa fu la lucida analisi degli esperti di Boston Consulting che realizzarono il progetto.
Purtroppo, poco più di un anno dopo, ad aprile 2013 il governo Monti concluse il suo mandato e con il nuovo governo Letta del progetto turistico del ministro Gnudi non se ne seppe più niente.
Si tornò a parlare di golf quasi un anno dopo, nel 2014 grazie a Dario Franceschini nominato Ministro dei Beni, delle Attività Culturali e del Turismo nel governo presieduto da Matteo Renzi.
Il Ministro Franceschini non fece nulla di concreto a favore del turismo golfistico perché gli fu sufficiente una dichiarazione a favore dei campi da golf nel corso di una conferenza stampa al MIBACT per attirarsi gli strali dell’opinione pubblica convincendolo a dirigere altrove le sue attenzioni. “Penso che in Italia ci sia un gran bisogno di campi da golf e che ci sono alcune regioni, in particolare del Mezzogiorno, che ampliando l’offerta di campi da golf riusciranno ad attrarre il turismo straniero, che oggi non si riesce ad attirare” questa fu l’incauta dichiarazione di Franceschini al quale seguì la solita ondata demagogica di ironia e sarcasmo guidata dalla indistruttibile convinzione che investire sul turismo golfistico significhi togliere risorse ai bisogni primari del paese.
Durante il governo Renzi, fra il 2016 ed il 2017, il nostro disastrato golf italiano riuscì però a portare a casa un risultato molto importante ottenendo le risorse e le garanzie statali per convincere gli inglesi ad assegnarci la Ryder Cup. La destinazione di questi soldi ad una manifestazione di golf scatenò polemiche a non finire convincendo il governo a tenersi il più possibile lontano dall’argomento per parecchio tempo.
Da lì in avanti la Ryder Cup ha assorbito tutte le “attenzioni” politiche relative al golf e soltanto nel Piano Triennale 2016-2018 di Enit si possono trovare parole a favore del turismo golfistico: “Tra gli altri sport, il golf è particolarmente in grado di stimolare e potenziare il turismo sportivo, attraendo nel nostro paese numerosi viaggiatori anche dall’estero, in particolare dal Nord – Europa. Il turista golfista è continuamente in viaggio alla ricerca di nuovi campi: mediamente il 75% dei giocatori che effettua vacanze all’estero dichiara di scegliere campi sempre diversi. Forte è il suo desiderio di provarsi su nuovi percorsi, abbinato alla voglia di conoscere nuovi paesi o nuove località dello stesso paese.”
Non si parlò di golf nel Piano Strategico del Turismo 2017-2022 preparato dal MIBACT sempre guidato da Franceschini e non servì a nulla alla causa del golf nemmeno la reintroduzione del Ministero del Turismo voluta dal governo Draghi (appassionato golfista) che nominò il leghista Massimo Garavaglia per questo importante ministero.
Il resto è storia recente con la vittoria di Giorgia Meloni e l’affidamento del Ministero del Turismo a Daniela Santanchè che poche settimane fa ha presentato il suo Piano per il Turismo per i prossimi 5 anni all’interno del quale non c’è menzione di nessuna politica a favore del turismo golfistico.
Destra o sinistra che sia, il turismo golfistico italiano per la nostra politica rimane sempre un tema dal quale stare alla larga!